11. Atto II. Lunge da lei... De' miei bollenti spiriti... Annina, donde vieni?
ALFREDO: (deponendo il fucile) Lunge da lei per me non v'ha diletto! Volaron già tre lune Dacché la mia Violetta Agi per me lasciò, dovizie, onori, E le pompose feste Ove, agli omaggi avvezza, Vedea schiavo ciascun di sua bellezza Ed or contenta in questi ameni luoghi Tutto scorda per me. Qui presso a lei Io rinascer mi sento, E dal soffio d'amor rigenerato Scordo ne' gaudii suoi tutto il passato.
De' miei bollenti spiriti Il giovanile ardore Ella temprò col placido Sorriso dell'amore! Dal dì che disse: vivere Io voglio a te fedel, Dell'universo immemore Io vivo quasi in ciel.
ALFREDO: Annina, donde vieni?
ANNINA: Da Parigi.
ALFREDO: Chi tel commise?
ANNINA: Fu la mia signora.
ALFREDO: Perché?
ANNINA: Per alienar cavalli, cocchi, E quanto ancor possiede.
ALFREDO: Che mai sento!
ANNINA: Lo spendìo è grande a viver qui solinghi
ALFREDO: E tacevi?
ANNINA: Mi fu il silenzio imposto.
ALFREDO: Imposto! or v'abbisogna?
ANNINA: Mille luigi.
ALFREDO: Or vanne andrò a Parigi. Questo colloquio ignori la signora. Il tutto valgo a riparare ancora. (Annina parte)