Scivola sui campi, le case , le chiese, muri senza porte, porte che non si aprono. Tende spesse di rinunce e le braccia pesanti lasciano che il tempo ne increspi la pelle depositando milioni di respiri, di acqua, di sonno, senza desiderio. Non varcherò la porta e non sarò migliore. La mia pelle liscia è un orecchio che non sente ed il mio sguardo inciampa su quei campi aperti, mi vergogno dei miei stessi occhi gialli di terra, che li avvolgono, come pidocchi le rose.