ROSINA:
Dunque io son tu non m'inganni?
Dunque io son la fortunata!
(Gia' me l'ero immaginata:
lo sapeva pria di te.)
FIGARO:
Di Lindoro il vago oggetto
siete voi, bella Rosina.
(Oh, che volpe sopraffina,
ma l'avra' da far con me.)
ROSINA:
Senti, senti ma a Lindoro
per parlar come si fa?
FIGARO:
Zitto, zitto, qui Lindoro
per parlarvi or or sara'.
ROSINA:
Per parlarmi? Bravo! bravo!
Venga pur, ma con prudenza;
io gia' moro d'impazienza!
Ma che tarda? ma che fa?
FIGARO:
Egli attende qualche segno,
poverin, del vostro affetto;
sol due righe di biglietto
gli mandate, e qui verra'.
Che ne dite?
ROSINA:
Non vorrei
FIGARO:
Su, coraggio.
ROSINA:
Non saprei
FIGARO:
Sol due righe
ROSINA:
Mi vergogno
FIGARO:
Ma di che? di che? si sa!
Presto, presto; qua un biglietto.
ROSINA:
Un biglietto? eccolo qua.
FIGARO:
Gia' era scritto? Ve', che bestia!
Il maestro faccio a lei!
Ah, che in cattedra costei
di malizia puo' dettar.
Donne, donne, eterni Dei,
chi vi arriva a indovinar?
ROSINA:
Fortunati affetti miei!
Io comincio a respirar.
Ah, tu solo, amor, tu sei
che mi devi consolar!
Senti, senti, ma Lindoro...
FIGARO:
Qui verra.
A momenti per parlarvi qui sara
ROSINA:
Venga pur, ma con prudenza.
FIGARO:
Zitto, zitto, qui verra
ROSINA:
Fortunati affetti miei, usw.
FIGARO:
Donne, donne, eterni Dei, usw.
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