Scipione è stanco di navigare con voce cava e vento nel petto: “lascia a Dio, lascia a Dio, lascia a Dio, lasciala a lui” “lascia a Dio quei giorni biondi” “lascia a Dio chi non c’è più” le sue bestie addormentate rispondevano così: “sulle piaghe Dio mette il sale,” “Dio alle piaghe mette il sale”
nh no, mai… No, no, non… mai…
oh no, mai… no, no, no… mai…
La terra… la terra è una lucertola distesa, di notte un avambraccio ingioiellato
Scipione indora tutte le sue intese, e lotta da misantropo del mare.
il suolo ha i chiodi, il globo lo deruba, incita ai giochi e introna coi suoi canti. Lui beve la terra e mangia il sale, intinge sguardi di speranza ossea, dal mare, brucia gli oli e gli antenati di notte sogna, ha gli occhi dei gabbiani.
Corri! Corri e sii veloce, l’aria imbruna i fiordi dei tuoi sogni nudi, apri le ali e vola! vola sulle folle a picco sulle torri , tre torri roventi, ali bianche. Folle e santi a piedi nudi, i canti a mo’ di scudi e reliquie d’uva, controvento.
Ma quel vento sa, ed è un momento, mentre dio mare, quello ha tempo. Una tela che indora le imprese ti ha fregiato il “minotauro del cielo” ...coi gabbiani
Vola! vola e sii veloce, l’aria dora i mondi che sgorgano a fiumi ‐ i paggi lenti ‐ folle e santi a piedi nudi, i canti a mo’ di scudi e reliquie d’uva controvento