Il viaggio di Saramago ricomincia da qui dall’atrio sbarrato di una villa vesuviana, a Pietrarsa, a Pietrarsa… dove sul terrazzo, sporta, c’è la quiete.
“Le favole, le favole…”
Un busto, è il nostro santo controvento. Che guarda in basso dalla grande cornice. Una famiglia poligama di gatti variopinti anima il cortile, e poi le vie con le poesie, come gli uomini non fanno più
“Le favole, le favole…” E dentro Aghi di pino Sui pavimenti
Dal muro la maschera di teatro mi guarda incattivita, ha gli occhi vuoti e sputa vuoto dalla bocca, linea nera, linea nera… ce l’ha con me perché non l’ho animata. “Le favole, le favole…”