Stamane ho incontrato un compagno di scuola che non aveva più un nome finora, ha gli occhi di un padre e somiglia a un pittore che parla di sé con le mani.
I semplici nomi alle barche di Dio,mentre i nomi altezzosi alle chiese, buonsenso alle danze di fanti bendati che brindano senza pensare.
Gente che viene, gente che va, la gente che resta è quella che dà.
L’amico mi parla il suo dialetto scuro, madeleine da cui affiora il mio istinto più puro; giocare col tempo va bene, ma solo se è come fa un padre col figlio maturo.
Che “dotto” è parola diversa da “saggio” credevo di averlo saputo, lo scrivono i libri, lo dicono in tanti lo sanno tutti, ma nessuno.
Gente che viene, gente che va, la gente che resta è quella che dà...
Le menti più grandi si estinguono, ma a soppiantarle saranno adunanze e stormi di intelligenze “normali” che, insieme, già sono geniali.
Gente che viene, gente che va la gente che resta è quella che dà...