Son tipo le 3 di notte, di me chi se ne fotte le voci che sento in testa parlano sempre più forte ora, le metto in rima e le urlo fino alla fine spegnerò le candeline anche il giorno della mia morte. Corte, le linee sul palmo del mio futuro, mi offri quella merda ma grazie resto a digiuno noi, poeti del secolo 21, con i drammi più astratti e gli schiaffi concreti dei vaffanculo. Più duro, l'inchiostro c'ha il gusto del rammarico, roba che se la scrivi poi ti ritrovi col Parkinson, da quando, io scrivevo dal banco, ed ero l'ultimo come il tango di Bertolucci e Brando. Ho continuato camminando, pure, lontano dai fratelli con cui condividi il fango, le sensazioni ogni giorno mi vanno a random ma, tengo lo sguardo in alto specie quando piango.
Rit. Viaggio senza meta, viaggio senza meta, sogno tutti i giorni di essere una cometa. Viaggio senza meta, viaggio senza meta, sogno tutti i giorni di essere una cometa.
A me sta vita qui mi sfugge tra le dita, l'umore in altalena, passami quella matita, nel buio come un mitra, sguardo da sfida, e chi si fida spesso finisce a fare l'eremita. Ed è corrida, col cazzo che mi sposto, mi trovi al centro dell'arena col cappotto rosso, gli occhi fissi addosso, scavami quel fosso, tanto è quello il posto di chi c'ha fottuti col rimorso. E adesso, incrocio gambe e medito, immerso nell'immenso degli istanti in cui recito tu, non darmi credito, io sto dalla parte delle stelle più belle, quelle nascoste pure agli occhi di Copernico. E più di un gemito, malessere palese, rimbomba fra i lamenti delle teste più incomprese di chi, onora il ring in tutte le riprese, ma moriremo soli come il Libanese.
Rit. [x2] Viaggio senza meta, viaggio senza meta, sogno tutti i giorni di essere una cometa. Viaggio senza meta, viaggio senza meta, sogno tutti i giorni di essere una cometa.