Ho costeggiato dirupi profondi, seguendo sirene di mari di mondi. Ho capito la notte più nera cercando le tracce di vita. Ed ho avuto compagni di strada, perduti a contare le stelle coi tempi scaduti, che dentro alla cenere trovano pace da sempre sognata. E tenendo le porte comunque socchiuse ho lasciato persone ferite e deluse nel viaggio.
Quando volevo partire, quando morivo di nostalgia. Quando volevo tornare, quando volevo cambiare.
Ho camminato su lame taglienti, malgrado le corde strappate coi denti e le bende macchiate di sangue più rosso del vino bevuto. Ed ho visto coprire di terra gli amici portando orgoglioso le mie cicatrici, giocando la vita a bruciare del tempo per niente perduto. E tenendo le mani mai troppo pulite ho lasciato persone ferite sparite nel viaggio.
Quando volevo partire, quando morivo di nostalgia. Quando volevo tornare, quando volevo cambiare.
E ora che sono più solo di prima, la barca nel porto legata alla cima è uno scheletro nero antracite che dondola lento sul mare. E consegno i peccati ad un Dio sconosciuto che spero non sappia di come ho vissuto e conosca soltanto il dolore provato nel farmi lasciare, di quando, guardando quegli occhi per terra, ho portato persone alla guerra mettendole in viaggio.
Quando volevo partire, quando morivo di nostalgia. Quando volevo tornare, quando volevo cambiare.