Il Barbiere di Siviglia - A Un Dottor Della Mia Sorte
BARTOLO Non piu' tacete. A un dottor della mia sorte queste scuse, signorina! Vi consiglio, mia carina, un po' meglio a imposturar. I confetti alla ragazza! Il ricamo sul tamburo! Vi scottaste: eh via! eh via! Ci vuol altro, figlia mia, per potermi corbellar. Perche' manca la' quel foglio? Vo' saper cotesto imbroglio. Sono inutili le smorfie; ferma la', non mi toccate! Figlia mia non lo sperate ch'io mi iasci infinocchiar. Via, carina, confessate; son disposto a perdonar. Non parlate? Vi ostinate? So ben io quel che ho da far. Signorina, un'altra volta quando Bartolo andra' fuori, la consegna ai servitori a suo modo far sapra'. Ah, non servono le smorfie, faccia pur la gatta morta. Cospetton! per quella porta nemmen l'aria entrar potra'. E Rosina innocentina, sconsolata, disperata, in sua camera serrata fin ch'io voglio star dovra'. (Parte.)