Gli artisti non nascono artisti, non sembrano strani animali
ma nascono un po’ come tutti, come individui normali.
Hanno lacrime e riso, hanno due occhi e due mani,
hanno stampata sul viso l’impronta di esseri umani.
Poi, appena un po’ cresciuti, li avvolge una strana espressione
e appare sui volti convinti la stigmate della vocazione.
Non sperano di fare il pompiere, l’astronauta o il ciclista,
non vogliono un comune mestiere ma vogliono essere artista.
Non sono più alti o più belli ma indossano panni curiosi,
son quelli che lancian coltelli sognando di esser famosi.
C’è quello che annaspa e si pigia da abile contorsionista,
chiudendosi in una valigia con un costume d’artista.
E girano il mondo dei circhi, vagando di quà e di là,
paghi d’applausi sol quando si inchinano e gridan “Voilà”!
E amano donne fedeli, che aspettano nel carrozzone,
rattoppano una calzamaglia e adorano il loro campione.
Ci sono il cantante e l’attore, il poeta, lo stilista,
spesso son geni incompresi ma sempre si sentono artista.
Ah come invidio gli artisti che vivono nell’utopia!
Perché anche una vita infelice si illumina con la fantasia.
Io semplice essere umano, costretto a costretti ideali,
sono solo un umìle artigiano e volo con piccole ali.
Fabbrico sedie e canzoni, erbaggi amari, cicoria,
o un grappolo di illusioni che svaniscono dalla memoria, e non restano nella memoria.
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