Venne il giorno che le dissi: tu Catania non mi basti, dei miei sogni che ne hai fatto? Me li hai chiusi in un cassetto. E sognavo di partire, di trovarmi in un bel posto per potere riaprire quel cassetto ormai nascosto, chiuso con delle catene, pieno ormai di ragnatele. Mi dicevi, da bambina: "guarda sempre quelle stelle, basta, sai, vederne una che va giù, tutto s'avvera". Quante stelle avrò contato, quante ne ho viste cadere, ma l'America è lontana, ma l'America... l'America... Era questo, sai, il mio sogno, di volare su New York. E adesso sto cantando, e ancora sto sognando, ma sempre dalla mia città. Non è cambiato niente, tutte le notti aspetto ancora una stella cadente. E così presi quel treno, mi fottevo di paura, mi portai solo il cassetto pieno ormai di ragnatele, e così arrivai in quel posto fatto tutto di motori, mi mancava la mia spiaggia, mi mancava la tua faccia che ogni notte mi portava a guardare i pescatori. E adesso sto cantando, e ancora sto sognando, ma non ho più la mia città. Non è cambiato niente, tutte le notti aspetto ancora una stella cadente. E adesso sto cantando, e ancora sto sognando, ma non ho più la mia città. Dove vivo non c'è il mare, sulle case sempre neve, solo nebbia e vento freddo, sopra il grano scende pioggia, ma le strade sono bianche, non c'è terra e non c'è sangue. Penso ancora alle parole scritte in alto sul giornale: "chi non ha paura di morire muore una volta sola". E adesso sto cantando, e ancora sto sognando, ma non ho più la mia città. Non è cambiato niente, tutte le notti aspetto ancora una stella cadente. E adesso sto cantando, e ancora sto sognando, ma non ho più la mia città.