ALVARO: Le minaccie, i fieri accenti, Portin seco in preda i venti; Perdonatemi, pietà, O fratel, pietà, pietà! A che offendere cotanto Chi fu solo sventurato? Deh, chiniam la fronte al fato, O fratel, pietà, pietà!
CARLO: Tu contamini tal nome. Una suora mi lasciasti Che tradita abbandonasti All'infamia, al disonor.
ALVARO: No, non fu disonorata, Ve lo giura un sacerdote! Sulla terra l'ho adorata Come in cielo amar si puote. L'amo ancora, e s'ella m'ama Più non brama questo cor.
CARLO: Non si placa il mio furore Per mendace e vile accento; L'arme impugna ed al cimento Scendi meco, o traditor.
ALVARO: Se i rimorsi, il pianto omai Non vi parlano per me, Qual nessun mi vide mai, Io mi prostro al vostro pié!
CARLO: Ah la macchia del tuo stemma Or provasti con quest'atto!
ALVARO: Desso splende più che gemma.
CARLO: Sangue il tinge di mulatto.
ALVARO: Per la gola voi mentite! A me un brando! Un brando, uscite!
CARLO: Finalmente!
ALVARO: No, l'inferno non trionfi. Va, riparti.
CARLO: Ti fai dunque di me scherno?
ALVARO: Va.
CARLO: S'ora meco misurarti, O vigliacco, non hai core, Ti consacro al disonore.
ALVARO: Ah, segnasti la tua sorte! Morte.
CARLO: Morte! A entrambi morte!
CARLO e ALVARO: Ah! Vieni a morte, A morte andiam!