Tu che le vanità, Don Carlos (DALLAS, Carnegie Hall, 12 March 1974)
Tu che le vanità conoscesti del mondo, e godi nell’avel il riposo profondo, s’ancor si piange in cielo, piangi sul mio dolore, e porta il pianto mio al trono del Signor.
Carlo qui verrà. Sì! Che parta e scordi omai… A Posa di vegliar sui giorni suoi giurai. Ei segua il suo destin, la gloria il traccerà. Per me, la mia giornata a sera è giunta già!
Francia, nobile suol, si caro a miei verd’anni! Fontainebleau! vér voi schiude il pensier i vanni! Eterno giuro d’amor là Dio da me ascoltò, e questa eternità un giorno sol durò.
Tra voi, vaghi giardin di questa terra ibéra, se Carlo ancor dovrà fermar i passi a sera, che le zolle, i ruscelli, i fonti, i boschi, i fior con le lor armonie cantino il nostro amor.
Addio! Addio, bei sogni d'ôr, illusion perduta! Il nodo si spezzò, la luce è fatta muta! Addio, addio verd’anni ancor! Cedendo al duol crudel, il cor ha un sol desir: la pace dell’avel!
Tu che le vanità conoscesti del mondo e godi nell'avel il riposo profondo, s’ancor si piange in cielo, piangi sul mio dolore, e porta il pianto mio al trono del Signor. Se ancor si piange, si piange in cielo, ah! il pianto mio reca a' piè del Signor.