Eboli: Nei giardin del bello saracín ostello, all’olezzo, al rezzo degli allôr, dei fior una bell’almea, tutta chiusa in vel, contemplar parea una stella in ciel. Mohammed, Re moro al giardin sen va; dice a lei: “T’adoro, o gentil beltà; vien, a sè t’invita per regnare il Re; la Regina ambita non è più da me”. Ah!..
Eboli e Tebaldo; Le dame: Ah! Tessete i veli, vaghe donzelle, mentre è nei cieli l’astro maggior; chè sono i veli, al brillar delle stelle, più cari all’amor.
Eboli: “Ma discerno appena, (chiaro il ciel non è) i capelli belli, la man breve, il piè. Deh! solleva il velo che t’asconde a me; esser come il cielo senza vel tu de. Se il tuo cor vorrai a me dare in don, il mio trono avrai, chè sovrano io son” “Tu lo vuoi? t’inchina, appagar ti vo”. “Allah! La Regina!” Mohammed sclamò. Ah!
Eboli e Tebaldo; Le dame: Ah! Tessete i veli, vaghe donzelle, mentre è nei cieli l’astro maggior; chè sono i veli, al brillar delle stelle, più cari all’amor.