Accese un fuoco sopra la collina, pregò Dio come faceva prima, scese al mare, fece più di un miglio con in braccio il figlio, era suo figlio. Gli lavò il cuore che batteva il tempo, lassù nel cielo il falco volava lento, alzò il figlio come fosse un dito lo chiamò Sigfrido, sarai Sigfrido. Dio del mare, ascoltami: dagli una spada che non si spezzi mai. Dio del cielo, ascoltami: dai coraggio a questo braccio, a questi occhi, a lui; pianse ... pianse e poi pregò. I draghi del duemila sono diversi, lupi e canaglie adesso stanno nascosti il tuo domani è tra una spada e un volo di gabbiani su nel cielo. Ma dai due calci a una palla, bambino e innamorati della tua regina portala al mare sulla tua bicicletta rossa, ti aspetta, difendila. Dio del mare, ascoltami: dagli una spada che non si spezzi, che non si spezzi mai. Dio del cielo, ascoltami: dai coraggio a questo braccio, a questi occhi, a lui; pianse e poi pregò. (M. Paoluzzi/R. Fogli)