Non scalerò montagne per te e non attraverserò deserti: e ci sono anche poche possibilità che varchi gli oceani a nuoto, solo per vederti... non t'illuminerò una piazza, non scriverò il tuo nome nel cielo, non ti andrò a prendere nessuna stella... non combatterò per te né draghi, né mulini a vento, né demoni dell'inferno... no, per te non farò niente di tutto questo... Per te mi venderò, per te farò il buffone, mi darò sempre torto anche quando avrò ragione, appenderò il violino a una stella che tu sai, perché soltanto tu, soltanto tu lo suonerai; sarò la tua signora vestita in raso rosa, antica come un quadro, bella, altera, un po' sdegnosa, il passero che a sera danza sui ginocchi tuoi, sarò l'eroe dei sogni che nessuno ha fatto mai.
Perché mi batterò per te con un esercito di idraulici condomini, dentisti, rompipalle, bottegai, mi coprirò delle ferite della noia, quelle che nessuno vede e non sanguinano mai, per te... per te... per te... per te... per te... per te... per te... per te... Per te io mentirò giurando su mia madre, e laverò anche i vetri agli incroci delle strade; mi toglierò le ali affittate a un baraccone, perché volar da soli è solamente un'illusione.
Non mi confonderò mai più con questa compagnia di geni sempre soli, sempre con il «coso» in mano a dirsi «quanto siamo bravi, Dio, ma come siamo bravi...» e che da piccoli era meglio che giocassero al meccano: è più difficile spostare l'esistenza un po' più giù del cielo e diventare un uomo, per te.