ALFREDO: Ah, vive sol quel core all'amor mio! (Siede, prende a caso un libro, legge alquanto, quindi si alza guarda l'ora sull'orologio sovrapposto al camino) È tardi: ed oggi forse Più non verrà mio padre.
GIUSEPPE (entrando frettoloso) La signora è partita L'attendeva un calesse, e sulla via Già corre di Parigi. Annina pure Prima di lei spariva.
ALFREDO: Il so, ti calma.
GIUSEPPE (Che vuol dir ciò?) (Parte)
ALFREDO: Va forse d'ogni avere Ad affrettar la perdita. Ma Annina Lo impedirà. (Si vede il padre attraversare in lontananza il giardino) Qualcuno è nel giardino! Chi è là? (per uscire)
COMMISSIONARIO: (alla porta) Il signor Germont?
ALFREDO: Son io.
COMMISSIONARIO: Una dama Da un cocchio, per voi, di qua non lunge, Mi diede questo scritto (Dà una lettera ad Alfredo, ne riceve qualche moneta e parte)
ALFREDO: Di Violetta! Perché son io commosso! A raggiungerla forse ella m'invita Io tremo! Oh ciel! Coraggio! (Apre e legge) "Alfredo, al giungervi di questo foglio" (come fulminato grida) Ah! (Volgendosi si trova a fronte del padre, nelle cui braccia si abbandona esclamando:) Padre mio!
GERMONT: Mio figlio! Oh, quanto soffri! tergi, ah, tergi il pianto Ritorna di tuo padre orgoglio e vanto
ALFREDO: (Disperato, siede presso il tavolino col volto tra le mani)