ANNINA Pria che tramonti il giorno Dirvel m'impose
VIOLETTA È strano!
ANNINA (presentandole una lettera) Per voi
VIOLETTA (La prende.) Sta bene. In breve Giungerà un uom d'affari, entri all'istante. (Annina e Giuseppe escono.)
VIOLETTA: (leggendo la lettera) Ah, ah, scopriva Flora il mio ritiro! E m'invita a danzar per questa sera! Invan m'aspetterà (Getta il foglio sul tavolino e siede)
ANNINA: È qui un signore
VIOLETTA: Ah! sarà lui che attendo. (Accenna a Giuseppe d'introdurlo)
GERMONT: Madamigella Valéry?
VIOLETTA: Son io.
GERMONT: D'Alfredo il padre in me vedete!
VIOLETTA: (Sorpresa, gli accenna di sedere) Voi!
GERMONT: (sedendo) Sì, dell'incauto, che a ruina corre, Ammaliato da voi.
VIOLETTA: (alzandosi risentita) Donna son io, signore, ed in mia casa; Ch'io vi lasci assentite, Più per voi che per me. (per uscire)
GERMONT: (Quai modi!) Pure
VIOLETTA: Tratto in error voi foste. (Toma a sedere)
GERMONT: De' suoi beni Dono vuol farvi
VIOLETTA: Non l'osò finora Rifiuterei.
GERMONT: (guardandosi intorno) Pur tanto lusso
VIOLETTA: A tutti È mistero quest'atto A voi nol sia. (Gli dà le carte)
GERMONT: (dopo averle scorse coll'occhio) Ciel! che discopro! D'ogni vostro avere Or volete spogliarvi? Ah, il passato perché, perché v'accusa?
VIOLETTA: (con entusiasmo) Più non esiste or amo Alfredo, e Dio Lo cancellò col pentimento mio.
GERMONT: Nobili sensi invero!
VIOLETTA: Oh, come dolce Mi suona il vostro accento!
GERMONT: (alzandosi) Ed a tai sensi Un sacrificio chieggo
VIOLETTA: (alzandosi) Ah no, tacete Terribil cosa chiedereste certo Il previdi... v'attesi... era felice... Troppo...
GERMONT: D'Alfredo il padre La sorte, l'avvenir domanda or qui De' suoi due figli.