Recitative and aria for tenor and orchestra «Or che il dover — Tali e cotanti sono» (K. 33i/36)
Or che il dover m'astringe, In scelte e corte rime Grato mostrarmi a qual onor sublime, Di cui ci ricolmaste, o prence eccelso, Ne' miei pensieri immerso Ricerco un buon concetto.
Rumino colla mente, Penso, ripenso, e poi non trovo niente. Febo e le Muse in mio soccorso imploro; Compariscono tutte a me dinanzi, Confuse in volto e colle cetre infrante.
D'un simile scompiglio Le chiedo la ragion, tacer le miro, E dopo mille al più sospir cocenti Una così ripose: Riverendo pastor, t'accheta, e in simil Giorno non obbligarci a dire il nostro Scorno; sulle rive della Salza ogni Nostro potere, ogni saper fu crine Da quella luce onde il suo prence è cinto.
Tali e contanti sono Di Sigismondo i merti, Che i nostri ingegni incerti, Non sanno qual riverendo cor.
Se la pietà si canta; La giustizia non cede, Ch'ogni virtù, riverendo, Siede in trono suo cor.