Aria: Ah, ch'infelice sempre mi vuol Dorilla ingrata, ah, sempre più spietata m'astringe a lagrimar. Per me non v'è ristoro, per me non v'è più spene. E il fier martoro e le mie pene, solo la morte può consolar.
À voi dunque, ricorro orridi specchi, taciturni orrori, solitari ritiri, ed, ombre amiche, trà voi porto il mio duolo, perchè spero dà voi quella pietate, che'n Dorilla inhumana non annida. Vengo, spelonche amate, vengo specchi graditi, affine meco involto il mio tormento in voi resti sepolto.
Nell'orrido albergo, ricetto di pene, Potrò il mio tormento sfogare contento, Potrò ad alta voce chiamare spietata Dorilla l'ingrata, morire potrò.
Nell'orrido albergo, ricetto di pene, Potrò il mio tormento sfogare contento, Potrò ad alta voce chiamare spietata Dorilla l'ingrata, morire potrò.
Andrò d'Acheronte sù la nera sponda, Tingendo quest'onda di sangue innocente Gridando vendetta farò, Ed ombra baccante vendetta farò.