[Jago] Vanne! la tua meta già vedo. Ti spinge il tuo dimone e il tuo dimon son io, e me trascina il mio, nel quale io credo inesorato Iddio: (allontanandosi dal verone senza più guardar Cassio che sarà scomparso fra gli alberi)
Credo in un Dio crudel che m’ha creato simile a sè, e che nell’ira io nomo. Dalla viltà d’un germe o d’un atòmo vile son nato. Son scellerato perchè son uomo, e sento il fango originario in me. Sì! quest’è la mia fè! Credo con fermo cuor, siccome crede la vedovella al tempio, che il mal ch’io penso che da me procede per mio destino adempio. Credo che il giusto è un istrion beffardo e nel viso e nel cuor; che tutto è in lui bugiardo, lagrima, bacio, sguardo, sacrificio ed onor. E credo l’uom gioco d’iniqua sorte dal germe della culla al verme dell’avel. Vien dopo tanta irrision la Morte. E poi?... e poi? La Morte è il Nulla, è vecchia fola il Ciel. (Кассио удаляется, Яго провожает его взглядом.)