"Quel guardo il cavaliere in mezzo al cor trafisse piegò il ginocchio e disse: son vostro cavalier! E tanto era in quel guardo sapor di paradiso, che il cavalier Riccardo, tutto d'amor conquiso, giurò che ad altra mai non volgeria il pensier." (ridendo) Ah, ah! Ah, ah! So anch'io la virtù magica d'un guardo a tempo e loco, so anch'io come si bruciano i cori a lento foco, d'un breve sorrisetto conosco anch'io l'effetto, di menzognera lagrima, d'un subito languor. Conosco i mille modi dell'amorose frodi, i vezzi, e l'arti facili per adescare un cor. Ho testa bizzarra; son pronta, vivace... mi piace scherzar, mi piace brillar. Se monto in furore di rado sto al segno, ma in riso lo sdegno (ridendo) fo presto a cambiar. Ho la testa bizzarra, ma core eccellente. E il dottor non si vede! Oh, che impazienza! Del romanzetto ordito a gabbar don Pasquale, ond'ei toccommi in fretta, poco o nulla ho capito, ed or l'aspetto...
Entra un servo, le porge una lettera ed esce. Norina guardando la soprascritta.
La man d'Ernesto... io tremo. (legge: dà cenni di sorpresa, poi di costernazione) Oh! me meschina!