Ruggero Leoncavallo (1857 – 1919) I pagliacci (1892) Prologue
Si puo?... Si puo?... Signore! Signori!... Scusatemi se da sol me presento. Io sono il Prologo. Poiche in scena ancor le antiche maschere mette l'autore, in parte ei vuol riprendere le vecchie usanze, ea voi di nuovo inviami. Ma non per dirvi come pria: \"Le lacrime che noi versiam son false! Degli spasimi e de' nostri martir non allarmatevi!\" No! No: L'autore ha cercato invece pingervi uno squarcio di vita. Egli ha per massima sol che l'artista e un uom e che per gli uomini scrivere ei deve. Ed al veroispiravasi. Un nido di memorie in fondoa l'anima cantava un giorno, ed ei con vere lacrime scrisse, ei singhiozzi il tempo gli battevano! Dunque, vedrete amar si come s'amano gli esseri umani; vedrete de l'odio i tristi frutti. Del dolor gli spasimi, urli di rabbia, udrete, e risa ciniche! E voi, piuttosto che le nostre povere gabbane d'istrioni, le nostr'anime considerate, poiche siam uomini di carne e d'ossa, e che di quest'orfano mondo al pari di voi spiriamo l'aere! Il concetto vi dissi... Or ascoltate com'egli e svolto. Andiam. Incominciate!