Sei pronto? — l’angelo sorride — lo chiedo, anche se so che certo tu sei pronto: non parlo a chissà chi, ma a te, uomo il cui cuore non sa cosa sia il tradimento verso il tuo Sovrano terreno, che qui coram populo fu incoronato, e verso un altro Signore, il Re dei cieli, il nostro Agnello, che muore nella speranza che tu di nuovo mi oda; e ogni giorno di nuovo, e ogni sera il mio nome rintocca nello scampanio qui, in terra di superbo frumento e uva luminosa, e la spiga e il grappolo assorbono il mio suono —
ma tuttavia in questa rosea pietra sgretolata, levando il braccio scheggiato dalla guerra mondiale, consentimi tuttavia di ricordarti: sei pronto? Alla peste, alla fame, al terremoto, al fuoco, all’incursione dei nemici, all’ira che si abbatte su di noi? Certo, è tutto importante, ma non è di questo che voglio parlarti. Non è questo che ho il dovere di rammentarti. Non per questo sono stato inviato. Io ti dico: tu sei pronto a una felicità incredibile?