Pier Paolo Pasolini - Meditazione Orale di Pasolini - Morricone
Che Roma fosse città coloniale dove venire in vacanza Ne dimorarono molti, poeti non socialmente determinati liberi dalla burocrazia e con un po' di paura della polizia; né mancarono i bei soli, in questo secolo; ciò che scompariva dava un breve dolore, l'unico vero dolore era nei sogni; nei sogni in cui pareva di essere costretti a lasciare questa città per sempre! Non si piange su una città coloniale, eppure molta storia passò sotto questi cornicioni (col colore del sole calante) e fu spietata; fu una scommessa tra i fascisti e i liberali; inaspettatamente questi ultimi, imbelli e anche un po' buffi, (meridionali delicati di fegato) l'ebbero vinta. I forti furono battuti; molta storia passò all'ombra dei Ministeri, ma che lacrime fossero sparse in sogno per questa città ciò sa di miracoloso, è quasi incomprensibile; lacrime violente, che parevano sparse sul cosmo; le lacrime degli addii alle partenze senza ritorno Poi ricominciava la vacanza e una sete insaziabile di solitudine Molta storia passò su questo asfalto e lungo i muretti di pietra, insensibili al sole d'agosto, molta storia. I vecchi parlamentari onestamente con solennità sedentaria ripresero il loro posto, or ridenti or severi verso i loro elettori, condividendone la pace col mondo: a ognuno il suo realismo! Avevano vinto la scommessa nel Settentrione eroico nel Meridione segreto e un sorriso popolare o una serietà piccolo borghese insomma la ritrovata dignità riportò pellegrinaggi di poeti liberi da classe sociale, senza obblighi né orari sì che dopo il pianto, la cosa più incredibile fu quel desiderio di solitudine, che dava una felicità completa e tenuta tutta per sé. Gli occhi che avevano pianto in sogno ora guardavano senza limiti di tempo o scadenze, con pomeriggi o notti intere davanti, in cui non accadeva che ciò che la storia dimenticava. Oh, certo, non fu serio; fu una vacanza Tutto doveva poi essere ragione di rimprovero; Roma fu sede di nuove battaglie. Da dove erano discesi questi barbari? Beh, erano nati qua, a Via Merulana, a Piazza Euclide, a Centocelle: e infatti bastava che impallidissero un po', ed ecco le faccie dei loro padri, o sconfitti o vittoriosi, ma tutti perduti nel passato in cui le lacrime non contano e il desiderio di solitudine non è serio; la storia ricominciò a passare, ma ai posteggi verso le quattro del pomeriggio c'era calma e sole, dietro al Quadraro i prati erano deserti.