"Tosca," Act II: Tosca e un buon falco / Ha più forte sapore (Tito Gobbi)
SCARPIA (è seduto alla tavola e vi cena. Interrompe a tratti la cena per riflettere. Guarda l'orologio: è smanioso e pensieroso) Tosca è un buon falco!... Certo a quest'ora i miei segugi le due prede azzannano! Doman sul palco vedrà l'aurora Angelotti e il bel Mario al laccio pendere. (suona - entra Sciarrone) Tosca è a palazzo?...
SCIARRONE Un ciambellan ne uscia pur ora in traccia...
SCARPIA (accenna la finestra) Apri. - Tarda è la notte... (dal piano inferiore - ove la Regina di Napoli, Maria Carolina, dà una grande festa in onore di Melas - si ode il suonare di un'orchestra) Alla cantata ancor manca la Diva, e strimpellan gavotte. (a Sciarrone) Tu attenderai la Tosca in sull'entrata; le dirai ch'io l'aspetto finita la cantata... (Sciarrone fa per andarsene) O meglio... (si alza e va a scrivere in fretta un biglietto) Le darai questo biglietto. (Sciarrone esce) (torna alla tavola e mescendosi da bere dice:) Ella verrà... per amor del suo Mario! Per amor del suo Mario... al piacer mio s'arrenderà. Tal dei profondi amori, è la profonda miseria. Ha più forte sapore la conquista violenta che il mellifluo consenso. Io di sospiri e di lattiginose albe lunari poco mi appago. Non so trarre accordi di chitarra, né oroscopo di fior (sdegnosamente) né far l'occhio di pesce, o tubar come tortora! (s'alza, ma non si allontana dalla tavola) Bramo. - La cosa bramata perseguo, me ne sazio e via la getto... volto a nuova esca. Dio creò diverse beltà e vini diversi... Io vo' gustar quanto più posso dell'opra divina! (beve)